sasha vinci

Paesaggio città di Volterra

NON SI DISEGNA IL CIELO / Volterra Canto I

Palazzo dei Priori / Volterra

7 giugno 2015

NON SI DISEGNA IL CIELO - Volterra Canto I è il canto del paesaggio della città di Volterra.

Dall'alto della torre di Palazzo dei Priori, sede storica del comune toscano, Sasha Vinci osserva l'orizzonte e realizza una panoramica fotografica circolare che delinea lo skyline della città di Volterra, linea di confine tra la terra e il cielo.

Il tracciato ottenuto viene riportato in un pentagramma, dove attraversando il rigo musicale definisce delle note, creando così un andamento sonoro che diventa il canto della natura, la voce del paesaggio della città di Volterra.

Skyline della città di Volterra inserito nel pentagramma musicale

Alla melodia vengono apportate solo delle leggere alterazioni. La nota scelta per inaugurare il Canto è il FA, che nella simbologia musicale del circolo delle quinte rappresenta l'alba della musica. Il tempo della partitura è 4/4, poiché il 4 nella simbologia numerica è considerato il primo vero numero.

Nasce così una composizione sonora che rappresenta un'istantanea della "voce" della terra, il canto di un paesaggio che si trasforma continuamente, muta col passare del tempo, essendo soggetto a diverse alterazioni causate dall'uomo, o dall'erosione naturale degli agenti atmosferici.

 





NON SI DISEGNA IL CIELO - Volterra Canto I, non si conclude con il canto del paesaggio, ma si evolve e si completa con una installazione site specific, in cui le linee dello skyline vengono riportate e incise su 21 lastre di alabastro (ciascuna 15 x 25 x 1,5 cm).

Sasha Vinci sceglie di utilizzare l’alabastro, perché è una materia che racchiude ed esprime l'identità storica e artigianale della città, apprezzato per la sua lucentezza e trasparenza. Il pentagramma in alabastro infatti, viene retro illuminato, lasciando emergere lo skyline, in un cosmo di colori e venature.



Non si disegna il cielo - Volterra Canto I° / 2015 / Installazione site specific Palazzo dei Priori di Volterra / Alabastro, luce, suono / 525x15x70 cm
Non si disegna il cielo - Volterra Canto I° / 2015 / Installazione site specific Palazzo dei Priori di Volterra / Alabastro, luce, suono / 525x15x70 cm

Il progetto NON SI DISEGNA IL CIELO - Volterra Canto I, è stato realizzato in occasione della residenza M'ARTE 2015, a cura di Eleonora Raspi. L’opera è stata installata all'interno dell'atrio di Palazzo dei Priori, il più antico palazzo comunale toscano, simbolo della vita civile, sociale e politica della comunità.

La melodia è stata realizzata in collaborazione con il musicista e compositore Vincent Migliorisi.

NON SI DISEGNA IL CIELO - Volterra Canto I è un’opera sinestetica, pensata per essere fruita anche dalle persone non vedenti, attraverso il tatto e l’udito.



Suonare il mondo di Pietro Gaglianò

È forse legittimo riconoscere che il lavoro dell’artista si svolge principalmente attraverso una forma di allenamento dello sguardo, che si esercita per lo più nell’operare con linguaggi e strumenti consueti all’artista (la pittura, il disegno, o qualsiasi altro). Si compie in questo intervallo un’attitudine meditativa che sollecita le visioni sintetizzabili anche attraverso altre forme o altre azioni. A Volterra il senso di S. per la materia si è tradotto in una specie di enorme camera di risonanza. Al centro, a emettere segnali, c’è lo sguardo dell’artista, rivolto a 360 gradi attorno allo skyline che circonda la città toscana. Il paesaggio risponde, dalla sua fissità risponde, e diventa riproduttore di una possibilità espressiva che condensa il disegno e le sonorità che le sue linee producono se sovrapposte a un pentagramma. Nel mezzo, tra il panorama e l’artista, ci sono secoli di storia e moltitudini di persone, sia quelle che hanno interagito con la natura per cavarne la forma attuale, sia quelle presenti in modo contestuale con la relazione svelata dall’opera.

Il concerto per skyline e lastra d’alabastro che echeggia sotto le volte del Palazzo dei Priori è, autenticamente, un’opera corale. E forse per la prima volta, da quando torme di visitatori cercano di portarsi a casa un pezzo di bellezza sublime, nel triviale compromesso di una riproduzione in scala, di una boule-à-neige, di una sferetta in alabastro, per la prima volta da quando gli osservatori incantati si chiedono come sia possibile tanta bellezza, e si sforzano di contenerla in una descrizione, per la prima volta un gesto artistico dirige la punta del dito verso l’orizzonte e lo moltiplica in musica, traducendo armonia in altra armonia.

L’arte rinnova il mondo, tirandolo fuori da se stesso.

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